Guerra civile in Rhodesia

conflitto armato in Rhodesia
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La guerra civile in Rhodesia, anche nota come Seconda Chimurenga o, in inglese, "Rhodesian Bush War" (ossia letteralmente "guerra di boscaglia rhodesiana") ebbe luogo tra giugno 1964 e dicembre 1979[13] nello Stato non riconosciuto della Rhodesia (poi Zimbabwe Rhodesia e oggi Zimbabwe),[14] tra il governo guidato dalla minoranza bianca (ma con poliziotti e militari sia bianchi che neri) di Ian Smith (e in seguito del vescovo metodista nero Abel Muzorewa), i ribelli dello ZANU di Robert Mugabe (che governerà fino al 2017 lo Zimbabwe con poteri spesso considerati dittatoriali[15]) supportati dal regime comunista cinese,[16][17] e quelli dello ZAPU di Joshua Nkomo, supportati dai sovietici.[16] Il conflitto, che causò circa 20.000 morti in totale, terminò con gli accordi di Lancaster House, che videro il Paese tornare in mano britannica fino alle elezioni del 1980, con la vittoria dello ZANU-PF di Mugabe e l'indipendenza e il riconoscimento internazionale del Paese con il nome di Zimbabwe.

Guerra civile in Rhodesia
Situazione geopolitica durante il conflitto a partire dal 1975[note 1]: in arancio gli Stati sostenitori di ZANU e ZAPU, in magenta i sostenitori del governo rhodesiano, in grigio i neutrali
Data4 luglio 1964 - 12 dicembre 1979
LuogoRhodesia (oggi Zimbabwe[1]), in misura minore in Zambia e Mozambico
EsitoVittoria dello ZANU e dello ZAPU, salita al potere di Robert Mugabe
Schieramenti
ZANU (ZANLA)
ZAPU (ZIPRA)
FRELIMO[2]
Congresso Nazionale Africano (Umkhonto we Sizwe[3])
Supporto per ZANU e ZAPU:
Bandiera della Jugoslavia RSF di Jugoslavia[4]
Supporto per ZANU:
Bandiera della Cina Cina[5]
Bandiera dell'Etiopia Derg (dal 1975)[6]
Bandiera della Libia Libia
Bandiera della Corea del Nord Corea del Nord
Bandiera della Tanzania Tanzania[7]
Bandiera della Svezia Svezia
Supporto per ZAPU:
Bandiera di Cuba Cuba[5]
Bandiera della Germania Est Repubblica Democratica Tedesca[5]
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica[5]
Bandiera della Romania RS di Romania[8]
Bandiera dello Zambia Zambia
Bandiera della Bulgaria RP di Bulgaria
Bandiera della Rhodesia Rhodesia (1965-1979)
Bandiera della Rhodesia Meridionale Rhodesia Meridionale (fino al 1965)
Bandiera dello Zimbabwe Rhodesia Zimbabwe Rhodesia (1979)
FROLIZI (1978-1979)
Con il supporto di:
Bandiera del Sudafrica Sudafrica
Bandiera del Portogallo Portogallo (fino al 1974)
Bandiera d'Israele Israele[9]
Comandanti
Effettivi
40 000 guerriglieri20 000 uomini tra forze armate e polizia
Perdite
Più di 10.000 guerriglieri uccisi[10]1.120 soldati o agenti delle forze di sicurezza rhodesiane uccisi[11]
Circa 20.000 morti in totale (tra civili e militari, bianchi e neri)[12]
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Il contesto storico

Il conflitto si inserì nel contesto del post - colonialismo e della Guerra Fredda: infatti il governo Smith organizzò la secessione della Rhodesia dall'Impero Britannico nel 1965 e successivamente prese la decisione di proclamare la repubblica e l'uscita dal Commonwealth (23 marzo 1970). Il regime, similmente al Sud Africa, si fondava sulla segregazione razziale, in cui una comunità di circa 250.000 bianchi controllava il potere politico, economico e militare, mentre circa 6 milioni di neri erano confinati in una condizione di povertà ed analfabetismo. In seno alla Guerra Fredda perché la Rhodesia, alleata del Sud Africa ed inizialmente con il Portogallo (che cercava di mantenere il controllo delle sue colonie africane), si opponeva ai movimenti comunisti attivi nell'Africa Australe; si svilupparono inoltre stretti legami tra i movimenti di guerriglia attivi in Rhodesia, Angola, Mozambico, Namibia e Zambia. Il conflitto vide numerosi blitz condotti dalle forze rhodesiane oltre i confini nazionali, per colpire i santuari della guerriglia in Zambia e in Mozambico.

Seppur di piccole dimensioni e con limitate risorse economiche (in seguito all'isolamento internazionale del Paese), le forze armate della Rhodesia colsero numerosi successi ed inflissero ai guerriglieri perdite maggiori. Tuttavia il forte sostegno popolare alla guerriglia, la fine dell'impero coloniale portoghese ed il crescente sostegno internazionale in favore della risoluzione del conflitto, portò il governo rhodesiano a trattare con i movimenti d'opposizione per una transizione democratica.

Le conseguenze

La fine della guerra portò al suffragio universale del 1979, dando inizio al dominio della maggioranza nera del paese, e comportando di conseguenza la fine di quella bianca, portata all'emigrazione verso il Sud Africa. Gli accordi di Lancaster house posero fine alla sanguinosa guerra civile che si teneva nel paese tra i guerriglieri neri e quelli bianchi. Gli accordi sancirono un ritorno temporaneo della Rhodesia alla sovranità del Regno Unito per poi cederla alla neonata Repubblica dello Zimbabwe. Le elezioni del 18 aprile 1980 posero fine al mandato britannico e segnarono l'inizio del regime di Robert Mugabe.

Altra conseguenza della fine del conflitto fu lo scioglimento di numerosi reparti militari che si erano distinti nella controguerriglia e pertanto non erano ben visti dal nuovo regime: il Rhodesian Special Air Service, i Selous Scout, i parà del Rhodesian Light Infantry, il Rhodesian African Rifles. I membri di tali unità troveranno rifugio in Sud Africa, arruolandosi quasi tutti nelle forze armate locali.

In seguito, per via della connotazione decisamente totalitaria del nuovo regime, lo Zimbabwe sarà espulso dal Commonwealth.

Curiosità

Bruce Grobbelaar, storico portiere del Liverpool negli anni '80, prima di diventare calciatore professionista si arruolò nella Guardia Nazionale Rhodesiana e prese parte attivamente al conflitto. Ha più volte affermato come la guerra civile lo abbia segnato profondamente e che il calcio fu un modo per fuggire dallo stato depressivo in cui era caduto.

Note

Fonti

Note

Voci correlate

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