Risurrezione della carne

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La resurrezione della carne[1] è una dottrina escatologica affermata dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e da altre confessioni cristiane, che sostiene la resurrezione universale dei morti, cioè che alla fine dei tempi, dopo il Giudizio universale, tutti i corpi dei defunti risusciteranno e si ricongiungeranno alle rispettive anime[2] per la salvezza eterna in Paradiso o per la dannazione eterna all'Inferno (Giovanni 5:29[3]).

Resurrezione dei morti, di Giovanni di Paolo (1440 circa)

Storia

La resurrezione della carne era ammessa dallo zoroastrismo persiano, per il quale la resurrezione dei morti si verificherà dopo l'avvento del "Salvatore venturo" (il Saošyant), cui seguirà il giudizio finale che condannerà ogni forma di male all'annientamento.[4] Tale idea è presente anche nell'Islam.[5]

La resurrezione dei morti è affermata nel Credo niceno.[7]

La fede nella resurrezione alla fine dei tempi era diffusa già nell'ebraismo almeno a partire dal II secolo a.C. (vedi, ad esempio, 2 Maccabei 7[8], Ezechiele 3:1-14[9][10] e Osea 6:2[11][12], nonchéDaniele 12[13] anche con riferimento alla risurrezione degli empi[14] e Giobbe 19,26[15], “Resusciterai questa mia carne che ha patito queste cose”), ma non faceva parte della dottrina "ufficiale", anche perché i libri dei Maccabei sono deuterocanonici, e non era accettata da tutti: i Vangeli riportano a questo proposito una disputa tra Gesù e alcuni Sadducei, i quali la negavano (Matteo 22,23-33[16]; Marco 12,18-27[17]; Luca 20,27-40[18]). Gesù riaffermò la risurrezione e aggiunse che essa non sarebbe stata una replica di questa vita, ma una condizione sostanzialmente diversa:

«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.»

1 Corinti 15[19] stabilisce un parallelo fra la risurrezione di Gesù e quella futura del genere umano, intesa come gloria che i meritevoli della salvezza avranno nella Comunione dei santi. Secondo la teologia cattolica, anche il dogma dell'Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo anticipa e prefigura la resurrezione della carne alla fine dei tempi.[21]

La Tradizione Apostolica di sant'Ippolito già a cavallo tra II e III secolo affermava il dogma della risurrezione della carne all'interno di un simbolo di fede di 8-9 proposizioni, molto simile al Simbolo degli Apostoli.[22]

L'Oratio ad Graecos (capp. V e XIII), di Taziano il Siro, discepolo di san Giustino, in seguito seguace dell'eresia valentiniana, è uno dei testi cristiani più antichi che pone in relazione la Resurrezione della carne con la creazione dal nulla per irradiazione luminosa del Verbo di Dio, identificato con Gesù Cristo.[25]

Il cristianesimo afferma che la risurrezione di Gesù, risorto tre giorni dopo la morte di croce, anticipa e preannuncia la risurrezione della carne per tutti gli uomini. Ad esempio, san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi scrive:

«Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte.[26]»

Secondo san Tommaso, la corporeità ha due significati. Il primo è quello di essere l'unica forma sostanziale del corpo, la quale gli conferisce le tre dimensioni dello spazio. Tale forma sostanziale unica è l'anima razionale che conferisce le tre dimensioni nella materia signata che le è propria. Il secondo significato è quello di forma accidentale quantitativamente estesa in tre dimensioni spaziali.[28]

La Chiesa cattolica insegna che la risurrezione dei corpi è un dogma, una verità di fede. Vi è la promessa che il corpo che si riunirà all'anima, dopo il Giudizio Universale sarà dotato, almeno per quelli che si troveranno in Paradiso (il Purgatorio cesserebbe di esistere al momento della fine del mondo) di speciali caratteristiche ("corpo glorioso"): sarà incorruttibile, non potrà più ammalarsi o perire; sarà perfetto, cioè privo degli eventuali difetti che aveva nel mondo; sarà identico, a parte i difetti, al corpo che si aveva in vita; non gli occorrerà nutrirsi, dormire, curarsi; si sposterà istantaneamente da un luogo all'altro; sarà infine la glorificazione dell'essere umano, premiato per la sua vita conforme ai dettami della legge divina.Nell'Inferno anche le anime dei dannati riavranno, alla fine, il loro proprio corpo, con il quale proveranno le pene che già provavano con l'anima, consistenti innanzitutto nella privazione della visione di Dio, pur anelando grandemente di goderla.

In passato la Chiesa cattolica proibiva la cremazione in quanto vedeva nell'atto di distruggere il corpo la volontà di negare la risurrezione della carne, e in effetti tale pratica era in uso tra atei ed agnostici dichiarati. Oggi la cremazione è tollerata, purché il fedele non neghi il dogma della risurrezione della carne. D'altra parte, o cremato o sotterrato nell'interno del sarcofago, in condizioni normali, il corpo di un defunto finisce per dissolversi, per essere "ricreato" del tutto al momento della risurrezione finale, dopo il Giudizio Universale.

Secondo san Tommaso d'Aquino, la libertà della volontà umana e la libertà dell'anima sono un tema trasversale alle confessioni religiose, che quindi non identifica e caratterizza singolarmente la fede cristiana. La specificità del Cristianesimo è la fede nella resurrezione della carne che sul piano soggettivo completa la felicità dell'anima nel conseguimento del suo fine ultimo che è la visione della verità e la contemplazione di Dio; sul piano oggettivo, invece, la resurrezione della carne eleva fino al massimo valore possibile il grado di partecipazione della sostanza umana a quella di Dio.[29]

Tale visione antropologica, fondata su una corrispondenza fra piano soggettivo della persona e piano oggettivo (o intersoggettivo) della sostanza, trova un precedente autorevole nel pensiero di Platone, per il quale la conoscenza della verità è pienamente fruibile solamente per l'anima disincarnata dopo la morte (Fedone, 66a e 66b).[30]

Note

Bibliografia

  • David Rankin, The Early Church and the Afterlifeː Post-death Existence in Athenagoras, Tertullian, Origen and the Letter to Rheginos, New York, Routledge, 2018.
  • Taziano, Ai Greci, a cura di Gabriella Aragione, Milano, Paoline, 2015.
  • Tertulliano, La resurrezione della carne, a cura di Pietro Podollak, Brescia, Morcelliana, 2004.

Voci correlate