Giovanna d'Aragona (1479-1518)

regina consorte di Napoli e viceregina di Napoli

Giovanna d'Aragona, detta Giovannella (Napoli, 15 aprile 1479Napoli, 27 agosto 1518), fu regina di Napoli, in quanto consorte di Ferdinando II di Napoli e brevemente viceregina di Napoli.

Giovanna IV d'Aragona di Napoli
Ritratto postumo di Giovannella sul baule contenente le sue spoglie (Chiesa di San Domenico Maggiore)
Regina consorte di Napoli
Stemma
Stemma
In carica28 febbraio 1496 –
7 settembre 1496
PredecessoreGiovanna d'Aragona
SuccessoreIsabella del Balzo
Altri titoliPrincipessa di Napoli
NascitaNapoli, 15 aprile 1479[1]
MorteNapoli, 27 agosto 1518
Luogo di sepolturaSacrestia di San Domenico Maggiore
Casa realeTrastámara-Napoli
PadreFerdinando I di Napoli
MadreGiovanna d'Aragona
Consorte diFerdinando II di Napoli
ReligioneCattolicesimo

Biografia

Figlia del re Ferrante d'Aragona e della sua seconda moglie Giovanna d'Aragona. Ricevette alla nascita il medesimo nome della madre, ma per distinguerla da quest'ultima si era soliti chiamarla col diminutivo Giovannella.

Era senz'altro bionda, e pare avesse anche occhi chiari; era solita portare il coazzone secondo la moda spagnola importata a Napoli dalla madre. Nei primi anni ebbe per sorella adottiva la nipote Beatrice d'Este, cresciuta con lei in Castel Nuovo, cui era molto affezionata. Quando, nel 1485, Ferrante dovette a malincuore restituirla ai veri genitori, la separazione fu molto dolorosa per Giovannella, che la pianse con grande dolore e stentava a lasciarla.[2] Rimasta da sola, la sua infanzia trascorse comunque tranquilla tra le amorevoli cure dei genitori, finché il padre non venne a morte nel 1494 ed il regno fu invaso dai francesi.

Miniatura dell'infanta Giovannella, Cronaca del Ferraiolo, fine XV secolo.

Allora Giovannella, già figlia di due cugini, sposò il 28 febbraio 1496[3] il nipote Ferrandino, divenuto re di Napoli a seguito dell'abdicazione del padre Alfonso II. Il matrimonio avrebbe infatti assicurato al giovane re il sostegno del re di Spagna, della quale la ragazza era nipote, sostegno di cui necessitava per scacciare definitivamente i francesi dal regno. Secondo voci poco chiare raccolte dal Sanudo, Giovannella sarebbe stata incinta del nipote ancor prima d'aver contratto le nozze, ma ella non partorì alcun figlio.[4]

Al momento delle nozze la sposa aveva diciassette anni, lo sposo ventinove. Ferrandino morì poco dopo le nozze, stremato dalla malaria e dalle fatiche di tre anni di guerra, ed ella non si risposò più. Quantunque la loro unione fosse stata decisa per ragioni politiche, parrebbe che i due si fossero voluti bene se Ferrandino, pur ridotto allo stremo delle forze, volle ugualmente incoronare di propria mano la regina, e se si disse ch'egli moriva "per troppo usare il coito con la moglie che non se vedeva satolla". Il marito d'altronde era considerato unanimemente un giovane uomo bello, valoroso e magnanimo.

Anche Giovannella era ammalata di febbri nello stesso periodo del marito: la notizia della morte di lui le dette un tanto grande dolore che si aggravò ancor di più nella malattia. Riferisce infatti il cronista Malipiero:[5]

«La Rezina vechia, subito dapuo' la morte del Re Ferando, senzaaltro respetto andete dalla Regina so nuora, e ghe disse della morte del Re so mario; e essa andete in angonia, et è pezorà assai della so infirmità .»

Da allora prese a firmarsi sempre e soltanto "la triste Reyna".[6] Si aveva speranza che fosse gravida, così da salvaguardare la successione, ma anche stavolta la notizia si rivelò falsa.[7]

La vedova era stata promessa sposa in verità già dallo stesso Ferrandino morente, si dice, all'altro nipote Ferdinando, figlio del fratellastro Federico, il quale divenne alla sua morte l'ultimo re di Napoli della dinastia aragonese. Il secondo matrimonio tuttavia non avvenne mai poiché il promesso sposo era all'epoca un bambino e Federico perdette il regno prima che questi raggiungesse l'età adulta.[8]

Ritratto di Dona Isabel de Requesens di Raffaello, da alcuni ritenuto un ritratto di Giovannella.

A seguito di questi eventi Giovannella si recò in Spagna con la madre, poi tornò a Napoli, dove finì i suoi giorni nella residenza di Castel Capuano che aveva ospitato sia lei sia, brevemente, le altre sventurate donne della casa d'Aragona di Napoli.

Stando ai Successi Tragici et Amorosi di Silvio e Ascanio Corona, una raccolta di novelle nelle quali si raccolgono i segreti dei membri della corte aragonese di Napoli, vari anni dopo essere rimasta vedova Giovannella intraprese una relazione col nobile spagnolo Hernando de Alarcón, col quale visse more uxorio.[9] Alcuni autori hanno avanzato l'ipotesi che da questi abbia avuto almeno un figlio naturale, Fernando Ruiz de Alarcón.[10][11][12]

Giovanna d'Aragona

Viceregina di Napoli
(ad interim)
Durata mandatogiugno 1507 –
novembre 1507
MonarcaFerdinando III
PredecessoreGonzalo Fernández de Córdoba
SuccessoreJuan de Aragón

Ascendenza

GenitoriNonniBisnonniTrisnonni
Ferdinando I di AragonaGiovanni I di Castiglia 
 
Eleonora d'Aragona 
Alfonso V d'Aragona 
Eleonora d'AlburquerqueSancho Alfonso d'Alburquerque 
 
Beatrice del Portogallo 
Ferdinando I di Napoli 
Enrico Carlino 
 
 
Giraldona Carlino 
Isabella Carlino 
 
 
Giovanna d'Aragona 
Ferdinando I d'AragonaGiovanni I di Castiglia 
 
Leonor d'Aragona 
Giovanni II d'Aragona 
Eleonora d'AlburquerqueSancho d'Alburquerque 
 
Beatriz del Portogallo 
Giovanna d'Aragona 
Federico Enríquez de MendozaAlfonso Enríquez 
 
Juana de Mendoza y Ayala 
Giovanna Enríquez 
Mariana Fernández de Córdoba y AyalaDiego Fernández de Córdova, I Signore di Baena 
 
Inés de Ayala y Toledo, III Signora di Casarrubios del Monte 
 

Note

Bibliografia

  • Bastian Biancardi, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza, Napoli, F. Pitteri, 1737.
  • Bernardino Corio, L'Historia di Milano, Giorgio de' Cavalli, 1565.
  • Domenico Malipiero, Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, a cura di Francesco Longo, Agostino Sagredo, 1843.
  • Valentina Prisco, Eleonora d'Aragona e la costruzione di un "corpo" politico al femminile (1450 -1493), Universidad de Zaragoza, 2019.

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