Eusocialità

L'eusocialità (dal greco eu, "buono", e "socialità") è il livello più alto di organizzazione sociale che si realizza per alcune specie animali. Il termine eusociale fu creato nel 1966 da Suzanne Batra in riferimento alle api della famiglia Halictidae.[1] Nel 1971 E. O. Wilson le diede un significato più preciso.[2] Le caratteristiche dell'eusocialità sono: suddivisione del lavoro in caste, con funzione riproduttiva riservata ad un'unica o poche femmine; sovrapposizione delle generazioni; cooperazione nella crescita dei piccoli.[3] Dopo il riferimento divenne più ampio.[4][5]

Uscita di uno sciame di una colonia di formiche.
Formica di fuoco (Solenopsis invicta).

Specie eusociali

Le specie eusociali nella scala evolutiva sono recenti e appartengono principalmente a formiche, api, vespe e termiti; ma esistono anche alcuni coleotteri, tripidi e afidi. Tra i mammiferi c'è l'eterocefalo glabro e Fukomys damarensis. Gli unici animali marini eusociali sono diverse specie di gamberetti tropicali. Wilson ipotizza eusociale anche l'uomo considerando come caste non riproduttive le nonne-balie, gli omosessuali e le castità religiose, caratteristica di successo sulle altre specie[6].

Note

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