Esplosione di esano a Louisville del 1981

L'esplosione di esano a Louisville del 1981 è un incidente verificatosi il 13 febbraio 1981 a Louisville, Kentucky, negli USA.Si è trattato di una serie di esplosioni causate da un accumulo di vapori di esano nella fogna cittadina che hanno distrutto 21 km di rete fognaria e di strade nel centro della città[1], provocando ingenti danni e ferendo 4 persone. Non ci sono state vittime[2][3].Le esplosioni sono state prodotte dall'innesco di vapori di esano, scaricato da uno stabilimento della Ralston-Purina, situato in Floyd Street, che produceva semi di cotone e soia fin dal 1900[4].I lavori di ripristino della rete fognaria e delle vie cittadine sono durati circa due anni[5].

La Ralston-Purina ha ammesso di aver sversato dell'esano nelle fogne rifiutando però, almeno inizialmente, la responsabilità delle esplosioni[1] e continuando a dichiararsi non responsabile sotto questo punto di vista per alcuni anni[6]. Alla fine l'azienda si è dichiarata colpevole di quattro capi d'accusa per aver violato le leggi ambientali federali e ha pagato 62500 dollari, il massimo della pena pecuniaria prevista[3][7][8][9]La Ralston-Purina ha inoltre pagato 18 milioni di dollari alla Louisville Metropolitan Sewer District, circa 9 milioni a 17000 attori diversi per chiudere una causa legale legata alle esplosioni nel 1984, 4 milioni di dollari al comune di Louisville e 2 milioni di dollari per danni a terzi al di fuori di cause legali[10].

L'incidente

Lo stabilimento della Ralston-Purina utilizzava esano come solvente per estrarre olio dai semi di soia, e l'impianto comprendeva un sistema di contenimento che permetteva di riciclare all'impianto l'esano già utilizzato.La notte precedente all'incidente il sistema di contenimento non era in funzione, e di conseguenza una grossa quantità di esano è stata scaricata nella fogna cittadina. Secondo le stime del Government Accountability Office e dell'American Society of Civil Engineers, la quantità di esano scaricato era superiore ai 10000 litri, sebbene tali cifre siano state contestate dall'azienda[5][11]In seguito allo sversamento l'esano ha cominciato a evaporare all'interno delle fogne, e i vapori hanno cominciato a filtrare fuori attraverso i tombini[12]

Cronologia dell'incidente

All'1:30 circa del mattino del 13 febbraio 1981 l'azienda ha convocato un ispettore informandolo che si era verificata una perdita di esano dall'impianto. L'ispettore ha quindi ispezionato lo stabilimento e le vie attigue per verificare la presenza di vapori infiammabili, ma senza rilevare problemi seri[2]. Tuttavia le circostanze in cui si è svolta la visita ispettiva e la quantità di informazioni passate all'ispettore sono state messe in discussione durante la successiva inchiesta.Intorno alle 5:16 del mattino, una serie di esplosioni ha squarciato alcune vie del centro storico di Louisville nella sua parte sud, nei pressi dell'Università. Dall'inchiesta è emerso che i vapori di esano sono stati innescati da una scintilla prodotta da un'auto di passaggio all'incrocio tra la 12th Street e Hill Street[7]. L'auto trasportava due donne che si stavano recando al lavoro nell'ospedale vicino, e la forza dell'esplosione ha rovesciato la macchina e ridotto la via in macerie. Alcuni poliziotti che stavano sorvolando la zona in elicottero in quel momento hanno riportato che la via sembrava sotto un bombardamento[10].Le esplosioni hanno distrutto circa 21 km di rete fognaria compreso l'intero tratto del condotto principale, lungo circa 3 km e di diametro compreso tra i 2 e i 3 metri e mezzo[5][12][13]. Numerosi coperchi dei tombini sono stati sparati in aria dalle esplosioni[12][14][15]. Uno di questi coperchi ha perforato le solette di un edificio di tre piani di Second Street fino al tetto, mentre un altro è atterrato dentro una casa all'angolo tra la Nineth Street e Hill Street mancando per poco un ragazzino[14].Le vie attraversate dai condotti fognari sono state distrutte, con buche fino a 12 m di profondità[13][16] e danni alle condutture idriche e del gas, le cui riparazioni hanno richiesto settimane[12].Durante il giorno fumi e vapori potenzialmente ancora esplosivi hanno continuato ad accumularsi nei tratti fognari di alcune aree, che sono state evacuate[2]. Una di queste aree era occupata da una raffineria della Ashland Oil, i cui operatori sono però riusciti a evacuare i vapori dalla fogna[2].Alle 3:45 del pomeriggio è avvenuta l'ultima esplosione, che ha fatto saltare in aria il coperchio di un tombino all'incrocio tra Second Street e Burnett Avenue.[13].L'Università, le altre scuole e le attività commerciale della zona sono rimasti chiusi per periodi variabili dopo le esplosioni, e numerose abitazioni sono rimaste senza gas e riscaldamento. La Kentucky Army National Guard è intervenuta per controllare l'area danneggiata, dichiarata area disastrata dal Presidente Ronald Reagan[3][15], che ha visto l'evacuazione di circa 2 000 abitanti mentre altri 23000 sono rimasti senza acqua e scarichi idrici[15].Pesanti piogge sopravvenute nei giorni successivi hanno peggiorato i danni causati dall'incidente[1][14][15].

Il dopo incidente

In seguito all'incidente la Ralston-Purina ha investito oltre 2 milioni di dollari per la ricostruzione del suo sito produttivo nel 1983.Nel 1985 la città di Louisville e la Contea di Jefferson hanno approvato un'ordinanza che dava al Louisville Metropolitan Sewer District il potere di regolare la gestione dei materiali pericolosi[10].L'incidente è stato citato da organi quali l'American Society of Civil Engineers[11] e il Government Accountability Office come esempio della necessità di migliorare il livello di sicurezza dei sistemi delle acque reflue negli Stati Uniti[5], e dalla Agenzia per la protezione dell'ambiente americana come esempio dei pericoli associati allo scarico in fogna di rifiuti pericolosi[17].L'incidente di Louisville è stato oggetto di numerosi articoli, in pubblicazioni quali Environmental Geology[18] e Journal of the American Oil Chemists' Society[19].La Ralston-Purina ha venduto lo stabilimento nel 1984[7] all'Università di Louisville, che infine ha demolito il sito nel 2014[4][20].

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni